Considerazioni in-attuali
- Tommaso Garofalo
- 5 giu
- Tempo di lettura: 1 min
C’è un tempo in cui ci fermiamo a guardare dentro di noi, spinti da un’intuizione silenziosa che ci invita a riflettere. È in quei momenti che sentiamo affiorare una domanda sottile, forse antica: dove stiamo andando? Cosa ci muove davvero?

Avvertiamo una distanza crescente tra ciò che siamo e ciò che sentiamo di poter essere. Come se qualcosa, nel profondo, si fosse offuscato. Ci accorgiamo che abbiamo smarrito il contatto con ciò che ci rende pienamente umani: l’amore autentico, la luce interiore, i valori semplici ma essenziali che un tempo ci orientavano nel vivere.
Viviamo immersi in un flusso continuo di stimoli, richieste, rumori. E in questo frastuono, la nostra coscienza – un tempo guida silenziosa e presente – sembra essersi fatta più flebile, quasi sommersa. Ci muoviamo spesso senza direzione, rincorrendo mete imposte o illusioni di felicità, dimenticando l’ascolto di quella voce sottile che ci abita.
Ma dentro di noi qualcosa resiste. Una scintilla. Un nucleo vivo che non si è spento, anche se coperto da strati di abitudine e distrazione. È quella parte profonda che continua a suggerirci che esiste un’altra via: più vera, più nostra.
Sentiamo il bisogno di silenzio, di uno spazio interiore in cui tornare a sentire davvero. Di un’educazione che ci aiuti non tanto a sapere, quanto a comprendere. A riscoprire la bellezza dell’essere, la forza dell’empatia, la quiete di un cuore che riconosce ciò che conta.
Forse è proprio da qui che può nascere una nuova possibilità: dal prenderci per mano, come umanità, e riscoprire insieme il senso del nostro cammino.